BRINDISI: Saio, Valenti, Gorzelewski, Bizzotto, Nicolao, Ceesay, Malaccari, Albertini, Costa, Fall, Bunino. A disposizione: Albertazzi, Vona, Monti, Cancelli, Petrucci, Lombardi, Mazia, Bellucci, Moretti, Cappelletti, De Angelis, Golfo, De Feo, Galano, Ganz. Allenatore Ciro Danucci
JUVE STABIA: Demba, Bellich, Romeo, Buglio, Piscopo, Baldi, Mignanelli, Bachini, Candellone, Erradi, Leone. A disposizione: Signorini, Esposito, La Rosa, Maselli, Bentivegna, Meli, Guarraccino, Folino, Gerbo, D’Amore, Andreoni, Rovaglia, Picardi, Marranzaino, Vimercati. Allenatore Guido Pagliuca
RETI: 16′ Candellone, 57′ Valenti
NOTE: Espulsi Romeo e Galano, spettatori 4.700
BRINDISI. Un’altra capolista è stata fermata, ma quanti rimpianti per i tifosi biancazzurri. Partiamo dalla fine, dal minuto 89′, quando Ganz va sul dischetto battendo il rigore del possibile e meritato successo in rimonta, e invece si fa ipnotizzare da Demba e i suoi balletti sulla linea di porta. Ai punti, avrebbe vinto il Brindisi migliore e motivato visto da inizio stagione. Ma stiamo a parlare di calcio, non di boxe. E così, l’abbraccio commovente dei 4.700 presenti al “Franco Fanuzzi” per questo primo vero galà tra le mura amiche, è stato il festival del bipolarismo, tra occasioni sprecate in serie dai biancazzurri di Danucci che hanno espresso un calcio bello e arrembante, le solite stralunate decisioni arbitrali che sono una costante, le solite amnesie difensive che stasera potevano costare carissime. Festa deve essere, e festa è stata in uno stadio bello, e in attesa degli ultimi lavori che tra meno di un mese porteranno la naturale capienza a 8.300 spettatori. E ha vinto il bel calcio, visto che il ritmo è stato alto, secondo i dettami di due allenatori preparati e sanguigni come Danucci e l’ex trainer della Lucchese, Guido Pagliuca. Difese alte, squadre in trenta metri, alta tensione. Una occasione per parte nel primo quarto d’ora, ma al 16′ Nicolao stende ingenuamente il furbo Mignanelli sotto gli occhi dell’insufficiente Cavaliere della sezione di Paola, e poi Candellone spiazza Saio con una botta all’angolino. Un film già visto, troppe volte. Ma nel catino dello stadio brindisino, Romeo schiaffeggia Gorzelewski a gioco fermo, aizza il già scaldato pubblico locale e viene mandato negli spogliatoi. Vantaggio numerico per i biancazzurri che si traduce soltanto in palloni gettati in mezzo senza costrutto o ricerca delle fasce per aggirare l’intasamento sulla tre quarti stabiese. Il Fort Apache eretto da Pagliuca regge fino allo scadere del tempo.
Ripresa che inizia con girandola di cambi: dentro Bellucci, Golfo e Ganz per dar peso al reparto offensivo, e sale in cattedra un superbo Nicolao che crea e spinge come un forsennato. Due, ripeto due rigori netti non visti dall’allegra terna arbitrale, ma nell’arco di dodici minuti si segnalano tre occasionissime per il Brindisi, ma con affanno la difesa ospite regge. Ma al 57′ Valenti si conferma terzino col vizio del gol: Golfo mette in mezzo un pallone velenoso, Fall fa da sponda e Valenti è bravo a seguire e insaccare. È 1-1, è tripudio. Allora mister Danucci si gioca la carta Galano, sperando che il fantasista ex Bari trovi l’invenzione da tre punti. Invece, trova la clamorosa ingenuità di un fallo di reazione che gli costa l’espulsione. Sul più bello, così senza preavviso, si ristabilisce la parità numerica, anche se onestamente, di un Galano così non si sa cosa farsene. E tutto scorre fino all’attimo fatale, con Ganz che spara in bocca a Demba, il quale respinge goffamente, ma salvando la pelle. Il finale è buono per gli annali, ma va bene così. Il Brindisi è vivo e piace. E, ed è sempre bene ricordarlo, deve salvarsi. Poi, il resto si vedrà . Ma con questo pubblico, tutto è possibile.