Brutti, sporchi, cattivi e con un cuore grande. E, soprattutto, concreti e con due palle quadrate a testa. E se cercate lo spettacolo, andate altrove, non al “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, dove sono cadute tutte le grandi. Qui c’è da salvarsi, non da esibire finezze e schemi fini a se stessi. Il Brindisi ferma ancora, come accadde nel match di andata, la capolista Juve Stabia con una prova gagliarda, di sostanza e coraggio, visto che i biancazzurri di mister Roselli (oggi squalificato come il suo collega stabiese Pagliuca, ma per chi come me conosce bene personalmente il tecnico di Pontedera, non è una novità) non hanno certo rinunciato a pungere, sfiorando anche il gol di un clamoroso vantaggio. Si è fatto di necessità virtù tra infortuni e squalifiche: pressing asfissiante con Bagatti e Pinto lucidi e trascinatori del centrocampo sia in fase di possesso che di chiusura, Trotta prima e Guida poi utili a fare a sportellate in ripiegamento, tutti uniti e allineati come un blocco unico anche quando il baricentro era praticamente dentro l’area di rigore intasata. Senza spazi, alla Juve Stabia non resta che una strada: ritmo alto, fraseggi e movimenti senza palla, e per finire palloni su palloni scaraventati in area brindisina in quantità industriale. E qui, due giovani di belle speranze sono saliti alla ribalta, dimostrandosi semplicemente strepitosi. Uno è il portierone Saio che ha parato tutto, specialmente nella ripresa arrembante dei campani, ergendosi a muro umano su Mignanelli e co. L’altro è Galazzini, che sulla fascia destra ha fatto il terzino, l’ala, la seconda punta e anche l’allenatore. Si è sofferto, è chiaro, ma si è punto in contropiede con Pinto e Guida. Nel primo tempo, il puntero stabiese Adorante mette scompiglio tirando da ogni dove, ma Saio è attento a respingere. I brindisini non tirano mai in porta, ma non soffrono. Nella ripresa, dal 3′ al 12′ il trio Buglio – Vignanello – Adorante (e poi Candellone) creano quattro nitide palle gol, ma il portiere ospite salva tutto. Ma il Brindisi non è rinunciatario, e prima al 60′ Pinto impegna l’estremo gialloblu con una punizione rasoterra da posizione centrale, poi con un diagonale che fa la barba al palo. Poi se si guarda il conto dei corner o del possesso palla (rispettivamente 15-3 e 63% per le vespe) si penserebbe a una prestazione fortunosa da parte del Brindisi. Invece, il buon vecchio catenaccio e contropiede hanno stimolato tutti, che hanno sputato lacrime e sangue, dimostrando nonostante le difficoltà e i problemi fuori dal campo, di essere una squadra e un gruppo. Mister Roselli stavolta gongola, e i 52 brindisini arrivati di mercoledì sera ai piedi del Vesuvio, hanno applaudito i ragazzi. Finisca come finisca, onorano questa maglia, onorano la città.