Calcio Serie C gir. C Sorrento – Brindisi 0-2 Digiuno rotto, ricomincia la corsa salvezza

Tempo di lettura: 2 minuti

SORRENTO: Del Sorbo, Todisco, Blondett, Fusco, Loreto, Cuccurullo, Bonavolontà, La Monica, Vitale, Martignago, Scala. Allenatore Vincenzo Maiuri

BRINDISI: Albertazzi, Gorzelewski, Bellucci, Bizzotto, Valenti, Lombardi, Malaccari, Albertini, Nicolao, Ganz, Bunino. Allenatore Giorgio Roselli.

ARBITRO: Silvestri di Roma (assistenti Bianchi di Pistoia e Roncari di Venezia)

RETI: 35′ Bunino, 38′ Lombardi

POTENZA. Se son Roselli fioriranno. La mano (e soprattutto il carattere) del nuovo mister si vedono, e il Brindisi, nella battaglia del “Viviani” diventato ormai la casa del Sorrento, torna al successo dopo un digiuno di punti che sembrava interminabile. Il “sergente di ferro” ha rivoluzionato teste e gambe, a costo di eliminare i rami secchi e chi non ha voglia di sacrificarsi per la maglia con la V sul petto. E quasi per “magia”, la squadra si è compattata in campo e fuori, e con un successo è tornato sorriso e ottimismo.

Tatticamente si parla di uno speculare 3-5-2, ma nella fanghiglia mista a neve dello stadio lucano, sospinto da oltre cento tifosi, si è visto un match vero, finalmente alla pari. Dopo un inizio di reciproco studio, l’ equilibrio è rotto da Ganz che dalla trequarti, pesca Bonino con un passaggio filtrante, e per la punta ex Lecco è un gioco da ragazzi battere Del Sorbo. Al 38′ il raddoppio: Valenti fa partire il turbo e verticalizza per Lombardi, lesto e preciso a siglare il 2-0. Poi La Monica impegna Albertazzi e nella ripresa ancora l’attaccante rossonero sfiora il gol con una conclusione ravvicinata. E nel finale Ganz e Lombardi avrebbero potuto triplicare, ma per oggi va bene così. Il Brindisi è vivo, ha dimostrato di poter dire la sua contro una squadra di buone caratteristiche e classifica, e ha messo in campo personalità e gioco. Per i giochi salvezza è tutto da vedere, ma in zona playout si vive domenica per domenica.

L’importante era sbloccarsi, era rinascere. Era ricominciare a vedere che squadra e allenatore sono una cosa sola. Perché, diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca…