Sfruttamento della manodopera, controlli a tappeto dei Carabinieri. Ecco i risultati

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Le norme relative al contrasto della piaga del caporalato sono  entrate in vigore il 4 novembre 2016; si tratta della legge 199 del 29 ottobre 2016 recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo. Pertanto la norma varata rappresenta sicuramente un traguardo storico per il mercato del lavoro e per i diritti dei lavoratori. Con la sua entrata in vigore vengono inasprite le pene per chi commette questo genere di reati; infatti la nuova disciplina prevede una pena per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, che va da 1 a 6 anni di reclusione. Pene aumentabili fino ad 8 anni se c’è violenza o minaccia e una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Nota importante è che il reato sarà uguale sia per chi fa da intermediatore, il “cosiddetto caporale”, e sia per chi sfrutta questo tipo di “servizio”.

La legge stabilisce che commette il reato di caporalato, chiunque recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento  e approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori; chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’attività di intermediazione, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento. Se i fatti sono commessi mediante violenza o minaccia, si applica la pena della reclusione da cinque a otto anni e la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Lo sfruttamento è configurabile in presenza di una o più delle seguenti condizioni, quali la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro; sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti. Costituiscono  aggravanti specifiche e comportano l’aumento della pena da un terzo alla metà il fatto che il numero di lavoratori reclutati sia superiore a tre, oppure che uno o più dei soggetti reclutati siano minori in età non lavorativa, l’aver commesso il fatto esponendo i lavoratori sfruttati a situazioni di grave pericolo. Avuto riguardo alle caratteristiche delle prestazioni da svolgere e delle condizioni di lavoro, la legge sul caporalato prevede inoltre importanti disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero.

Lo sfruttamento del lavoro nelle aree rurali e pugliesi in particolare, è un esecrabile fenomeno storicamente presente che si caratterizza per le patologiche manifestazioni delle relazioni di lavoro, agevolato dalla condizione di disagio e di vulnerabilità di uno degli attori del rapporto, solitamente, ma non esclusivamente migrante ovvero proveniente da altri paesi europei soprattutto dall’est Europa ed extraeuropei dall’Africa. Il fenomeno ha coinvolto e colpisce anche cittadini italiani appartenenti a particolari fasce sociali che vivono in condizioni di indigenza. L’emersione di queste forme di grave sfruttamento è piuttosto ardua, per la vulnerabilità e il timore delle vittime ed anche per la difficoltà di monitorare e di investigare il fenomeno. Il Comando Legione Carabinieri Puglia al fine di contrastare efficacemente l’odioso fenomeno, ha costituito nell’ambito di ciascuna provincia una specifica task force. Nell’ambito del Comando Provinciale Carabinieri  di Brindisi la task force è costituita da militari del Nucleo Investigativo che operano in stretta sinergia con le Stazioni Carabinieri presenti sul territorio e il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro. I risultati conseguiti in termini di contrasto sono stati  alquanto positivi. Dall’attivazione del gruppo di lavoro, sono state tratte in arresto per il reato di sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita 3 persone e 15 deferite in stato di libertà. Sono state controllate 46 attività imprenditoriali e 202 lavoratori, applicate sanzioni amministrative per 52.840€,  proceduto al sequestro di un maneggio, una segheria e vari appezzamenti di terreno per un importo di oltre 550.000€.

COMUNICATO STAMPA COMANDO PROVINCIALE CARABINIERI BRINDISI