Non è più possibile restare chiusi. Necessaria la riapertura delle aziende. Il decalogo inviato
da Confesercenti al Governo. Le valutazioni del presidente Antonio D’Amore
“È giusto continuare a tutelare la salute dei cittadini, ma ora è anche necessario far ripartire le aziende dopo un lungo periodo di stop”.
Così il presidente di Confesercenti Brindisi, Antonio D’Amore, commenta e sostiene la decisione di Confesercenti nazionale di inviare un dettagliato decalogo al Governo, dieci suggerimenti per riaprire in assoluta sicurezza, garantendo al contempo il diritto alla salute, primario e costituzionalmente
garantito, e il riavvio delle attività economiche del Paese.
“Non è possibile continuare a stare fermi, pena la chiusura di centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro, con il conseguente crollo del sistema economico e sociale della provincia.
Impossibile restare in piedi senza incassi, ma gravati da tasse e spese vive legate al mantenimento dei dipendenti ed al pagamento degli affitti e delle utenze dei locali. Da due mesi si brancola nel buio,
l’unica cosa certa è che, almeno finché non ci sarà una soluzione definitiva, dovremo imparare a convivere con il Covid-19. Dovremo modificare le nostre abitudini cercando, però, di far ripartire le aziende del commercio, del turismo e dei servizi, consapevoli del fatto che, dopo quasi due mesi di
chiusura, non è più possibile temporeggiare. I danni sarebbero irreparabili. I numeri nel territorio brindisino parlano chiaro e descrivono una situazione al limite, soprattutto nel settore turistico e nel
settore moda”.
Di seguito il decalogo inviato al Governo, in 10 punti:
- Certezze su date di apertura delle varie categorie e linee guida su aspetti sicurezza/sanitari:
l’operatore deve avere tempo per organizzare e pianificare l’apertura conoscendo il contesto in cui
dovrà muoversi (distanze, mascherine, ecc.). Indicazioni chiare, precise e realizzabili in tempi
rapidi e senza esosi investimenti; - Suolo pubblico gratuito (o aumento di quello eventualmente già occupato) per i pubblici esercizi.
La logica è di recuperare i posti che si perdono per effetto delle presumibili distanze che si
renderanno necessarie ai fini della sicurezza. Ombrelloni o gazebo potrebbero permettere di
ottenere buoni risultati in questo senso. Meteo permettendo, sarebbe una soluzione utile anche
fino all’inizio della fase autunnale. L’operazione è semplice ed immediata e deve seguire una
corsia emergenziale e non ordinaria: non va “burocratizzata”, con passaggi fra più uffici e rimpalli
di responsabilità. Per pubblici esercizi e chioschi, seguendo idonee misure di sicurezza, riteniamo
vada autorizzata da subito la vendita da asporto; - La cancellazione totale di una serie di imposte e tributi, da definire in tavoli di concertazione
nazionale e locali. È illusorio ritenere che le imprese siano in grado di fare fronte a determinati
costi con un semplice posticipo di pochi mesi rispetto alla naturale scadenza. In ambito locale,
riteniamo si possa azzerare la tassa di occupazione del suolo pubblico per il 2020 e depennare
TARI e IMU, almeno per il periodo di chiusura delle attività. In riferimento alla TARI, occorre
tenere presente che la diminuzione della capienza dei locali comporterà una diminuzione di
produzione di rifiuti pertanto è necessario rivedere, abbassandola, la tariffa nel suo insieme per
tutta la durata dell’anno e di vigenza del distanziamento sociale. Chiediamo anche la riduzione
degli affitti di immobili di proprietà pubblica, proporzionale al periodo di inoperosità; - Il posticipo al 31 dicembre di tutte le scadenze fiscali e tributarie, nazionali e locali che non
dovessero essere cancellate. In questo caso il tributo dovrà essere dilazionato nelle successive due
annualità; - L’estensione delle agevolazioni per i canoni di locazione, sia riguardo al numero dei mesi sia
riguardo alle categorie catastali, e la possibilità di posticipare di un anno la scadenza del contratto; - Finanziamenti a lunga scadenza a tasso zero per liquidità immediata alle piccole e medie imprese.
I primi riscontri avuti dal Decreto del Governo su questo tema appaiono lenti e macchinosi, più
paragonabili a una “normale” richiesta di finanziamento che alla straordinarietà di questa fase; - In previsione di una graduale ripresa dei consumi e con la volontà di tornare ad impegnare tutto
il personale nelle aziende, andrebbe previsto uno sgravio contributivo per il primo anno di attività
dopo la riapertura; - Attivare, anche in sede locale, un tavolo operativo fra Istituti di credito, Amministrazioni
Comunali e Associazioni di categoria per monitorare regolarmente le azioni intraprese ai fini di
veicolare liquidità alle imprese; - Cantieri pubblici: chiedere deroga a Governo per semplificare e velocizzare appalti, che possono
costituire una boccata d’ossigeno per l’economia locale; - Ragionare pensando al domani ed al ritorno ad un territorio “vivo”. Servono risorse, quindi, per
organizzare la ripartenza.
Il Presidente Dott. Antonio D’Amore